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Con una vasta documentazione originale a supporto dei propri ricordi, l'autore si muove tra storia e memoria - tra mestiere e vocazione - fornendo una testimonianza di prima mano sull'anno di nascita di Rifondazione comunista. La scelta della forma espositiva diaristica, o quasi, consente al lettore di immergersi nel flusso vivo di ragioni, passioni, convergenze, conflitti, contraddizioni che animarono tante donne e tanti uomini che, dopo il suicidio assistito del Pci, ritenevano loro dovere continuare a far vivere in Italia un forte partito comunista. A distanza di oltre un quarto di secolo questa testimonianza, volutamente segnata dal vissuto dell'autore e quindi consapevolmente parziale (il che non significa di parte), può aiutare a riflettere sulle lontane origini dell'attuale, disastroso stato della sinistra comunista: contribuendo così all'impegno che i tempi ostili ancora una volta impongono - e che Luciana Castellina auspica nell'introduzione al testo - "senza settarismi nel processo costituente che ci sta di fronte, senza lasciarci andare a facili illusioni, ma anche senza farci prendere dalla sfiducia".